Nel libro di Jerome K Jerome: Tre uomini in Barca, disponibile su booksandbooks come ebook gratuito vengono narrate le peripezie di tre amici londinesi in vacanza: “Eravamo in quattro, George, William Samuel Harris, io e Montmorency, il cane”. Questo è l’avvio; affaticati dalla vita londinese, decidono di passare 15 giorni sul fiume, rimontando appunto il Tamigi fino a Oxford con una barca a remi.

Tutti sono entusiasti del progetto, l’unico dissenziente appare il cane: “Non ho niente da fare, non mi interessa il paesaggio e non fumo. Se vedo un topo non vi fermate, se vado a dormire, incominciate a fare gli stupidi con la barca e mi gettate in acqua”. Lo spirito del racconto nasce dalle situazioni paradossali, volutamente portate all’esasperazione dall’autore, dalla completa incapacità pratica dei tre amici, dalla vivacità degli oggetti che sfuggono, spariscono, fanno ammattire i poveri protagonisti.

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Alla storia di base si accavallano altre storie e piccole millanterie raccontate con arguzia; la storia del labirinto, per esempio, di Hampton Court, quando uno dei protagonisti si avvia con tanta sicurezza nel labirinto che gli altri visitatori lo seguono, credendolo esperto; per cui tutti restano ore e ore bloccati. Il modo di raccontare di Jerome è piacevole; il libro si legge con divertimento; l’umorismo è tipicamente inglese, non clamoroso, perfino filosofico nelle indicazioni volutamente parziali di situazioni possibili, in modo da mettere in luce il lato buffo di ogni vicenda umana anche apparentemente seria.

George ed Harris, i compagni di viaggio, sono realmente esistiti. Harris si chiamava in realtà Carl Hentschel, ed era figlio dell’inventore delle matrici a mezzitoni che rivoluzionarono la stampa di illustrazioni in giornali e riviste, mentre George (di cognome Wingrave) era realmente un impiegato di banca, per qualche tempo coinquilino di Jerome.

Curiosamente Carl Hentschel, che nel libro viene indicato come «capace di rimediare ovunque un goccetto di scotch» e conoscitore di ogni taverna, osteria o bettola si trovi in Inghilterra e probabilmente all’estero, era completamente astemio. Era invece un appassionato di teatro, il che rende realistico l’episodio in cui Harris tenta di cantare, con effetti disastrosi, una canzonetta comica tratta da un’operetta e ben presto confonde melodie e testi di opere diverse, suscitando un putiferio. Il personaggio frutto di fantasia è invece il cane Montmorency.

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